INFIAMMAZIONE: IL KILLER DEL NOSTRO SECOLO. LA RICERCA METTE SEMPRE DI PIÙ IN RELAZIONE LE CATTIVE ABITUDINI ALIMENTARI CON IL RISCHIO DI SVILUPPARE MALATTIE CRONICHE. INFIAMMAZIONE E CIBO, UN BINOMIO CHE PUO’ ESSERE PERICOLOSO.
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Sempre più spesso si parla di infiammazione e della sua relazione col cibo. In passato, quando le abitudini alimentari erano più semplici ed i cibi elaborati erano fruibili solo da pochi, si soffriva di meno di malattie cardiovascolari, di sindrome metabolica e di altre patologie, che oramai sono assai frequenti nella nostra società. Da più di venti anni si studia come l’evoluzione culturale (e non biologica) abbia influenzato drasticamente gli stili di vita dell’uomo, compromettendone la salute. Se è vero che l’uomo si sta evolvendo molto rapidamente sul piano scientifico e tecnologico, è pur vero che l’allontanamento dalle abitudini di vita frugali e meno “pigre” ha inciso profondamente sulle aspettative di vita della nostra società. I rimedi per revertire la situazione esistono e sono molto più semplici di quello che si pensa.
DIABETE, IPERCOLESTEROLEMIA, SINDROME METABOLICA, ALZHEIMER - PARKINSON ED ALTRE MALATTIE NEURODEGENERATIVE, IPERTENSIONE, ACNE, ALLERGIE, MALATTIE AUTOIMMUNI, RIDOTTE ASPETTATIVE DI VITA, CANCRO. Che cosa hanno in comune tutte queste patologie? La risposta è una sola: l’infiammazione, un male silente, che persiste per anni senza provocare disturbi “apparenti”. Quando pensiamo all’infiammazione, ci vengono subito in mente le parole “dolore” ed antiinfiammatori. Siamo, infatti, portati ormai dall’abitudine a pensare che l’infiammazione sia legata esclusivamente al dolore per un trauma o per uno stato di evidente malattia. Per questo ci imbottiamo di farmaci antiinfiammatori, convinti di aver risolto la faccenda. Al di là delle due forme più conosciute di infiammazione, l’acuta e la cronica, per le quali esistono rimedi farmacologici più o meno validi, esiste una versione mal conosciuta dell’infiammazione. L’infiammazione legata al cibo. Questa, anche detta infiammazione cronica silente a bassa intensità è un male devastante che colpisce tutti e della quale, appunto perché silente, non ci si accorge se non quando ha già provocato gravi danni. Ci si può impiegare dieci anni prima di identificarla, ammesso che venga valutata dall’esperto professionista. Già perché, essendo legata agli stili alimentari, non è detto che venga contemplata chiaramente. Nel febbraio del 2004 il TIME MAGAZINE pubblicò un’edizione straordinaria per anticipare la scoperta dell’infiammazione “segreta”, con un interessante articolo: “The Secret Killer Is Inflammation- Inflammation is a Secret or Silent Killer”.
L’infiammazione è davvero un killer segreto? Andiamo per gradi e cerchiamo di capire il significato della parola infiammazione. L’infiammazione è una risposta difensiva del nostro organismo ad uno o più agenti, spesso esterni e fa parte della risposta immunitaria. Grazie al nostro sistema immunitario, noi ci difendiamo dalle sostanze esogene chimiche o fisiche, dannose al nostro organismo. Può accadere, però, che questa infiammazione si cronicizzi, perdurando più del previsto. In questo caso l’infiammazione continua a lavorare in modo occulto, provocando danni d’organo che si espliciteranno nel tempo. Il cibo può fare tanto e, secondo alcuni, il cibo potrebbe essere considerato una sorta di farmaco contro questo tipo di infiammazione.
In Italia il Ministero della Salute afferma che “l’assunzione errata di alimenti, sia nella qualità che nella quantità, può essere uno dei fattori principali nella determinazione di stati patologici”. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che circa un terzo delle malattie cardiovascolari e dei tumori potrebbe essere evitato attraverso una sana ed equilibrata alimentazione. Solo tra il 5 ed il 10% di tutti i tumori è attribuibile a fattori genetici, il restante 90/95% è correlato a fattori ambientali e stili di vita errati. Ed ancora, un’alimentazione scorretta aumenta il rischio di infarto del 30% in una popolazione sana. Dati ragguardevoli, che ho già menzionato in una recente intervista. Ora è chiaro che cibo, stili di vita ed infiammazione siano certamente correlati. Il sistema nervoso, il sistema endocrino, il sistema immunitario lavorano “a braccetto” per mantenere l’equilibrio dei processi metabolici. Un’alterazione di uno di questi


sistemi, per produzione di sostanze infiammatorie, fa alterare questo delicatissimo equilibrio, provocando fenomeni di disturbi e/o vere e proprie malattie. Ricordo, come ho già scritto qualche tempo fa a proposito delle malattie della pelle, che a questo equilibrio partecipa anche il tessuto adiposo. Relegato per anni a tessuto di esclusiva riserva di grasso, oggi è considerato un vero e proprio organo in grado di produrre citochine, interleuchine, tumor necrosis factor, ormoni, proteine e tante altre sostanze che, in circolo, possono colpire vari organi bersaglio. L’apparato immuno-neuro-endocrino non rimane inerte, di fronte a questa ondata di molecole, ma reagisce per controbilanciare la presenza di tali sostanze. Il risultato è un inizio di infiammazione, che se non curata con un adeguato stile di vita, si protrae nel tempo, slatentizzando una miriade di sintomi e patologie, specifici per ognuno di noi, a seconda del proprio corredo genetico: allergie, gluten sensitivity, malattie autimmuni, malattie cardiovascolari, etc.
Di infiammazione si potrebbe scrivere per ore, perché la maggior parte delle patologie conosciute derivano da questa parola, nemica della nostra salute. Non possiamo, comunque, considerare il cibo l’unica cura. Da brava biologa molecolare e nutrizionista, vorrei, però, ricordare una cosa: il cibo è informazione, è un segnale in grado di parlare con i nostri geni. Si può sfruttare questo lessico per insegnare al nostro organismo a reagire meglio nelle risposte immunitarie, per invecchiare ed ammalarsi di meno. Perché il cibo costituisce la nostra materia. Perché, come diceva L. Feuerbach, “Noi siamo quello che mangiamo”.

Dott.ssa Cristina Mucci

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Bibliografia:
1.       Diet, nutrition and the prevention of chronic deseases: report of a joint WHO/FAO expert consultation. Geneva, 28 January – 1 February 2002, WHO technical report series; 916;
2.       Hotamisligil GS. Inflammation and metabolic disorders. Nature 2006; 444 (7121): 860-7;
3.       Sears B. Anti-Inflammatory Diets for Obesity and Diabetes. J Am Coll Nutr.2009 Vol.28 n.4 -482S-491S.


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